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Le molte società che noi siamo

  • orso bruno
  • 17 nov 2015
  • Tempo di lettura: 9 min

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Noi siamo. Nel senso che "esistiamo". cioè ex - sistiamo: "veniamo fuori da ", appunto dalla società.

Ecco il punto è che in genere ci si limita a prendere atto di questo 'venir fuori' e non si riflette a suffcienza sulla specificità della 'società' da cui veniamo fuori. La si dà,per default, come una ovvietà naturale: la società sta là fuori, ci guazzo dentro, è l'acqua in cui galleggio, l'aria che respiro. E' un dato,non un problema.

E invece (come ci dicono tante voci di esperti di discipline diverse)la società non è un dato 'naturale' che si ripropone sempre e dovunque allo stesso modo, ma 'artificiale', cioè frutto di situazioni diverse.

Allora per capire da cosa vogliamo 'venir fuori' (ex - sistere), occorre farsi domande apparentemente banali, a cominciare da : "cos'è la società?"

Prima ancora di andare sondare la sociologia che si occupa di tale questione da poco meno di due secoli, ci può sorreggere la storia: da tanti fatti, da tanti eventi, si può azzardare l'elaborazione di un 'modello', ovviamente selezionando solo certi parametri a danno di altri,ovvero semplificando delle cose , come è necessario per superare la frammentazione degli infiniti rivoli di eventi e cronache.

2

L'occidente, dalla sua origine umana, ha conosciuto fondamentalmente quattro tipi di società, che si susseguono nel tempo ma non scompaiono mai del tutto. Oggi nel nostro mondo coesistono ,a vari livelli, e con potere diverso, tutte e quattro queste società. E ,se è vero che ognuno di noi è anche un effetto della società in cui nasciamo, ebbene ognuno di noi porta dentro di sè, nei propri modi di desiderare,pensare ed agire, i diversi residui di questi variegati elementi.

Dunque, rileggendo le vicende dei paesi europei dell'ultimo millennio, si possono ipotizzare quattro modelli di società: quelle del

a. premoderno

b. moderno

c. postmoderno

d. ipermoderno

Le loro differenze possono essere rilevate a partire da parametri (anch'essi 'costruiti' ovviamente sulla base di altri 'modelli'):

- cornice sociale,

-rapporto tra le 'parole' e le 'cose',

-cornice della vita del singolo,

-senso della storia,

-percezione della realtà,

-percezione dell'uomo,

-percezione del soggetto,

-bene/male

-modelli di riferimento.

2.1 La cornice sociale

Seguendo questo elenco, è innanzitutto da mettere a fuoco il mondo materiale in cui il singolo vive le relazioni sociali, sta con gli altri: ovvero va chiarito innanzitutto l' "ambiente" entro cui il singolo nasce e acquisisce codici culturali e un ruolo sociale. Si va da una situazione ristretta (in cui vigono solo relazioni 'personali': ci si conosce tutti ) a situazioni sempre più astratte (in cui vigono relazioni 'impersonali', nel senso che la 'comunità' di riferimento è del tutto astratta).

Possiamo ipotizzare quattro tipi fondamentali di 'ambienti':

a.comunità (fino al 1500)

b.stato (dal 1500 - 1600)

c.globalizzazione (dalla fine dell' '800)

d.glocalizzazione (gli ultimi decenni)

2.2 Rapporto tra 'discreto' delle 'parole' e il 'flusso' delle 'cose'

Decisiva è poi la modalità con cui la società cerca di dare senso alle dissonanze cognitive che la attraversa. la maniera più antica è quella per cui i punti irrisolvibili vengono rimandati ad un 'invisibile' mondo dell'indistinto (sacro), su cui sono le 'parole' dei 'sacer - dotes' a dire la verità (ovviamente non falsificabile). Poi c'è la maniera laica: ci si accolla il compito di cercare nell'immanente qualche risposta, per il momento invisibile con gli 'occhiali' disponibili, ma che sta là fuori e prima o poi verrà trovata ("scoperta"). Quando, nel momento in cui cresce il numero delle dissonanze e cresce la distanza tra le 'scoperte' e gli eventi che continuano a produrre 'sorprese', scricchiola questa fiducia di poter controllare il mondo con le 'leggi' scoperte nel tempo . Si accetta allora che le conoscenze conquistate sono solo 'modelli' e non verità. Tanto che infine ci si impegna a delimitare il campo delle verità in specifici campi disciplinari, molto ristretti, e si fa strada la consapevolezza che tutto il sapere è un campo aperto alla ricerca che non finisce mai e in cui lo specialista deve dialogare con altri specialisti.

quattro quindi sono i modelli culturali di base:

a.sacralizzazione

b.Razionalizzazione laica

(progetto)

c.ricerca ,modellizzazione

d.ricerca, specializzazione, 'modestia epistemologica',

2.3 Cornice dell'esistenza del singolo (l'identità)

Sulla base delle condizioni materiali e culturali di 'sfondo' sopra indicate, prende 'forma' il senso della vita del singolo.Così nelle società comunitarie, il singolo 'esiste' (si stacca dalla massa informe di corpi che si muovono) solo come parte di un gruppo cui appartiene: ha 'identità' proprio perché 'parte di', perché 'organo' di un organismo; la sua esistenza non ha senso se pensata fuori di esso. con la modernità, il singolo comincia ad essere pensato come depositario di diritti alla differenza: il singolo, se e quando sarà capace ddi far valere la sua 'differenza',è capace di 'fare la storia' (progetto, utopia). Nell'accelerazione degli ultimi decenni ,con la crescita del 'rumore' sociale e del Potere - che tende a diventare invisibile - la vita del singolo diventa quella di uno 'spettatore': no 'agisce', non 'fa la storia', ma si limita a guardare lo 'spettacolo' delle decisioni di Altri: prende parte a riti di 'partecipazione, è altrove,nel segreto di Poteri non visibili, che si fanno scelte . Il singolo si limita ad assistere agli effetti delle decisioni e limita la sua azione nell'ambito ristretto del 'mercato'. Contro questa deriva di passività, si può agire in termini non già di progetto ma di 'performance',in dipendenza del variare delle cornici. Si restringe ulteriormente l'ambito dell'azione: lo 'star bene', il puro 'esistere', confermato dall'Altro, nelle relazioni con l' Altro. in sintesi:

a.comunitarismo

b.Individualismo

(homo faber)

(homo oeconomicus)

c.spettacolo’ vs ‘situazionismo’

(homo psycologicus)

d. Narcisismo (primario vs secondario); consumatore

2.4 Senso della storia (dell'esistenza)

Lo stare in questa o quella società determina il fatto che guardiamo le cose con diversi 'occhiali', come già accennato. Uno dei filtri decisivi nel determinare il modo in cui il l singolo dà senso a quello che lo circonda e organizza la sua stessa vita, è quello del "tempo": diverso sarà l'ordine che do alle mie azioni, a seconda che abbia la convinzione che tutto quel che faccio debba o meno adeguarsi ad un 'fine' (che combacia di fatto con la fine dell'esistenza) oppure che tal fine non esiste e me lo debba 'inventare' io. Così o si vede proiettato ad un 'telos' (fine) - in fondo poco cambia se questo è trascendente o immanente,in quanto la verifica è sempre rimandata in un futuro che non ci vedrà presenti-. o si rende conto che la 'storia' non ha direzione e ci si deve accontentare di rendere 'densa' la vita che abbiamo a disposizione: con progetti minimi (possesso di 'cose' - tra cui anche uelle che sarebbero 'persone') o ambiziosi (magnanimitas del 'non omnis moriar'). Questi allora potrebbero essere i modelli di percezione del tempo

a.Teleologia trascendente

b.Utilitarismo immanente

c.Modestia epistemologica

d.Cinismo vs zinismus

2.5 Percezione della realtà

L'altro elemento fondamentale per orientare la visione del mondo non può che essere la maniera in cui si percepisce (si 'pensa) il mondo materiale, lo spazio. Nelle comunità tradizionali lo spazio è immediatamente categorizzato nella dimensione della sacralità: se il mondo visibile è continua fonte di incertezza,si pensa che ci sia un mondo invisibile in cui tutto diventa ordinato. Questo 'spazio' invisibile è magari frutto della nostra immaginazione ,ma consente di 'sperare'. Se la visione è laica (l'invisibile è comunque collocato nell'immanente, a contatto con noi), si hanno varie possibilità: o lo spazio è immaginato come un congegno ordinato, di cui si tratta solo di scoprire (con calma : il progresso!) le componenti; oppure come un intrico senza centro, incontrollabile nella totalità. Nella realtà della società dell'informazione, infine, si approda (aspira) all'annullamento dello spazio materiale(come nel progetto del web): ovviamente non scompare davvero lo spazio, ma nelle relazioni umane ci si costruisce uno spazio 'virtuale' (il web) in cui le distanze semplicemente non esistono più

a. Spazio: visibile=labirinto

Invisibile= ordine

Tempo = linea trascendente

b.Mondo = orologio

Tempo = Linea immanente

c. Mondo = rete

Tempo = entropia

d.Spazio= annullamento

Tempo = accelerazione

2.6 .Percezione dell’uomo

Entro queste diverse coordinate spazio - temporali, si elaborano diverse 'icone' dell'uomo. se domina la cultura sacrale, l'uomo - come categoria generale - è inevitabilmente un essere che sbaglia, che qualunque cosa che fa, sicuramente infrange leggi e limiti che conosc ein modo solo parziale erra, sbaglia, pecca. quaesto anche perchè si dà per scontato che sia dominato, come una machcina, da congegni interni o esterni, da forze sovrastanti con cui deve fare i conti. La cultura laica al contrario attribuisce all'uomo il compito di completare la fondazione del mondo iniziata da Dio: ha le armi per agire ,per dare ordine al disordine: le sue azioni sono tali se e quando creano dei risultati di innovazione, se risolvono i problemi determinate dalla mancanza di conoscenza, se contribuiscono a costruire una società migliore, nel futuro. Quando, col Modernismo, si constata la crisi dei fondamenti della cultura occidentale, l'uomo viene recuperato nella sua capacità di aggiungere ordini artificiali a quelli che la natura propone: le sue regole sono in effetti come quelle dei giochi, cioè valgono nella misura in cui funzionano e risolvono i piccoli problemi a cui puntano. fine dell'uomo che progetta, che investe il tempo in vista del tempo che verrà. domina invece l'abbandono all'estetica delle passioni,anzi delle emozioni: l'uomo ha diritto alla 'felicità, non domani, ma 'qui e ora', come singolo e non come gruppo

a.peccatore

Uomo macchina

b.Homo faber

Homo oeconomi cus

c.homo ludens

(‘regole’ come convenzione)

Homo psycologicus

d.Abbandono § distanza

2.7 Percezione del 'Soggetto'

Filosoficamente (che è come dire entro il discorso dell'elite che gestisce il potere) cambia mano a mano il modo di pensare il cosiddetto Soggetto. In generale si è d'accordo sul fatto che, se l'uomo è tale,in effetti, è perchè rispetto all'animale , è in grado di dire Io, di sentirsi appunto come Soggetto, che ha sensazioni ma anche intenzioni e riflessioni. Nel tempo allora si dà una polarità corpo (cioè l'animale che siamo) /anima (la mente che lo vuole controllare). Fin dall'inizio si punta a identificare il Soggetto nella Mente (quella che in genere si preferisce definire - paradossalmente - anima ) e a identificare nel corpo il residuo animalesco da eliminare o controllare. Questa posizione - valida ancora per tutto il '900 - porta alla soppressione totale del ruolo del corpo nella costruzione delle nostre esistenze. oggi,al contrario, la rivalutazione della materialità che siamo comporta l'invenzione del Soggetto come corpo: la materialità dell'hic et nunc come quasi unica centralità della soggettività. Da un 'forte' Soggetto/anima (nelle sue affermazioni di pensiero e controllo delle cose) ad un 'debole' Soggetto /corpo : in realtà oggi si pensa anche ad un Soggetto che si costruisce nella relazione (in un mondo materiale aperto) con l'Altro e nell'apprendimento di Codici (di tutti i tipi). In sintesi

a.Soggettività come ‘anima’ vs soggettività come corpo che ‘devia’

b.Soggettività forte,come mente che ‘pensa’

c.Soggettività ‘debole’come relazione,codice

d.Soggettività come ‘corpo che gode’

2.8 Bene / Male

L'etica è tale se esiste scelta: ebbene si danno situazioni culturali in cui in effetti si tratta solo di scegliere secondo procedure digitali (tra 0 e 1) appunto tra un Bene e un male ben esposti e discernibili (nella rappresentazione dei codici che li propongono); ma anche situazioni in cui di fatto si affida al singolo la scelta morale, da ripetere volta a volta, in situazione, in mancanza delle certezze assolute (metafisiche). Oggi la via di fuga è spesso la resa alle 'ricette' (in qualunque ambito) o addirittura il rifiuto stesso del problema: nicchie ecologiche di sopravvivenza.

a. Codice binario

Esecuzione ‘regole’

b.Codice binario

Ricerca / esecuzione regole (Irresponsabilità morale)

c.Molteplicità di scelte

Responsabilità,scelta

d.Applicazione di protocolli vs adrenalina

2.9 Modelli di comportamento

Secondo l'antropologo Renè Girard e la teoria dei neuroni specchio, nelle nostre singole scelte,da quelle semplici a quelle complesse, siamo guidato sempre da procedure di 'mimesis': anche quando crediamo di star esprimendo la nostra 'autenticità', in effetti - più o meno consapevolmente - stiamo ripetetendo quello che qualcuno ha già fatto. Agiamo ripetendo quel che vediamo fare da qualcuno intorno a noi, o che ci viene proposto come modello dalla società. Insomma c'è un "medium" tra noi e le cose: la cultura (quel che Lacan chiama "Simbolico"). E' questo modello esterno in effetti che da 'senso' e ordine alle cose del mondo: e in genere per fare questo si ricorre a 'icone, a vere e proprie 'figure' che indicano appunto in modo immediato e analogico la via breve alla 'dritta via', al 'senso' delle cose della vita. così ,nelle società comunitarie (quelle antiche medievali e patriarcali, come quelle moderne, come CL) si offre al singolo immediatamente il fascino carismatico dell'eroe (oggi "supeeroe") epico: raduna in sè le caretteristiche della perfezione, ovviamente irrangiungibile per l'uomo comune, in quanto rinuncia al suo bene a vantaggio della comunità. Subentra,con l'umanesimo, un modello più faticoso e complesso:quello dell'intellettuale che costruisce nel tempo la sua forma ideale, come un compito da eseguire. Egli capisce che l'ordine delle cose della natura non è statico ma fluido, che suo compito è quello di indagare sui 'limiti' di questo ordine, di custodirlo o di svelarlo. In seguito l'eroe' è colui che, sulla base della conscenza, domina e modifica le cose a suo vantaggio: l'ingegnere, il legislatore (nella definizione di Bauman). Però di fronte a catastrofi immani (in primis le guerre,le crisi di tutti i tipi), l'eroe riduce consapevolmente le sue prospettive al campo del 'privato' e del 'gioco' : o ci si rifugia nelle vette dell'isolamento (vivere per vivere, da specialista o da samurai)o si agisce come virus (movimento come cambiamento). in conclusione

a,Eroe (santo)

b.guardiacaccia

c.Giardiniere ; legislatore

d. Eiron, virus; Specialista, zen


 
 
 

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