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Come funziona la mente del detective?la conoscenza tra Induzione e Deduzione.

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Il fascino del giallo

Una delle mode proprie della società dell'informazione è il gran consumo di libri gialli. Una delle caratteristiche della letteratura contemporanea all'interno della gran macchina di consumo che è l'industria culturale è quella di avere forme (anzi ormai è il caso di dire ,con termine effcientistico, format) adeguate ai vari tipi di pubblico (pardon, di target): il romanzo rosa (in varie versioni, come quelli Harmony) per le donne sentimentali,il romanzo d'avventura (nelle versioni più raffinate e addolcite libri di viaggio) per i maschietti iperattivi ecc. ecc.

anche il giallo soddisfa le richieste di un pubblico particolare, quello che pretende di avere un'esigenza intellettuale non banale e si arroga il compito di esercitare la mente in esercizi funambolici di destrezza varia. Sciarade,enigmi,indovinelli emergono dalle antiche tradizioni per confortare il lettore che si accinge quindi a leggere un giallo: sta affrontando una prova, una prova che attesta la sua appartenenza al limitato gruppo di umani che davvero sa di avere una testa e cerca di usarla per risolvere i problemi,anche e soprattutto quelli da studio, attraenti perché complicati.

Certo,il giallo ha conosciuto una serie di modificazioni nel tempo,in corrispondenza delle trasformazioni della società occidentale, ma rimane a tutti gli effetti un chiaro sintomo di come si sia evoluta nella pratica culturale di massa la diffusione dei problemi epistemologici che affiorano a partire dalla fine dell'Ottocento, in coincidenza con i primi segni della Crisi dei Fondamenti e della stessa idea di Modernità.

Da un mondo di certezze assolute si passa (grazie alla percezione traumatica di choc come la prima guerra mondiale e il Giovedì Nero del '29) a una situazione di dubbio a cui si risponde o con una ulteriore cieca ricerca di Verità indiscutibili ( ad esempio i totalitarismi di ogni risma, su su fino al dominante neoliberismo contemporaneo) o con l'apertura a nuove strade di riflessione.

In letteratura questa contrapposizione produce la doppia via del romanzo di consumo (di genere appunto) e del romanzo di ricerca (elitario ovviamente).

Il giallo apparentemente innocuo passatempo per intellettuali casalinghi finisce per essere allora una via alla massificazione delle menti, al rinsaldamento delle certezze. Chi legge gialli è vero si trova di fronte a situazioni complicate, da cui è difficile ricavare un senso: e questo sembra davvero aprire la strada al dubbio. Ma se lui non è in grado di capire, ecco che c'è la mente illuminate del detective di turno a risolvere le questioni più assurde.

il risultato implicito di queste pratiche è la conferma dell'ordine ,anzi della gerarchia tradizionale: ci sono sì problemi, ma ci sono sempre gli esperti che li risolvono. Sempre.

Insomma le menti dei lettori di quei gialli alla Poirot non possono che essere ben predisposti ad aspettarsi che nella realtà delle cose ci sia l'Uomo della Provvidenza che ,al posto nostro, sarà capace di vedere quel che noi uomini comuni non vediamo.

Per fortuna ci sono gialli e gialli: a partire dall'hard boiled americano in poi lo schema del giallo è stato utilizzato da molti scrittori per mettere in chiaro che non ci sono cose .. chiare nel mondo. E che i detective sono non ingegneri che azzeccano ma uomini comuni che sbagliano.

lo schema del giallo diviene per gli scrittori di ricerca un grimaldello per entrare , in modo apparentemente innocente, nelle menti passivizzate del lettore di massa per turbare la sua fiducia nell'ordine delle cose (si pensi ad esempio a Gadda,Sciascia, Eco).

Come fanno? svelano quelli che sono davvero i meccanismi della conoscenza.

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C

ome cresce la conoscenza?

il modo in cui procede la Conoscenza è l’ Inferenza, un ragionamento ‘logico’. [1]

Quando facciamo un’inferenza, la nostra mente compie un percorso: parte da un oggetto noto, transita per un passaggio intermedio, [2]arriva a conoscere un oggetto prima ignoto.

A seconda della natura dell’oggetto di partenza, e soprattutto di quello di arrivo, abbiamo tre tipi di inferenza: l’Induzione, la Deduzione, l’Abduzione.[3]

Un ragionamento viene detto abduttivo, quando si conoscono regole e risultati e si intende ricostruire le premesse. Questo tipo di logica è propria di chi cerca, come ad esempio un medico o un investigatore, di ricostruire una situazione iniziale, conoscendo il risultato che è stato ottenuto per effetto di una legge nota. Anche in questo caso la situazione iniziale che si ricostruisce non è mai certa ma valida solo con un dato livello di probabilità.(es.master mind battaglia navale)

Sul finire dell’800 il filosofo americano Peirce, riprendendo la distinzione operata già da Aristotele, teorizza che il pensiero umano ha tre possibilità di creare inferenze, ovvero tre modi diversi di ragionamento. Questi tre modi sono:

  • Il ragionamento deduttivo

  • Il ragionamento induttivo

  • Il ragionamento abduttivo

Le differenze tra abduzione, induzione e deduzione possono essere così riassunte:

Deduzione

  • Regola Tutti i fagioli di questo sacchetto sono bianchi

  • Caso Questi fagioli vengono da questo sacchetto

  • Risultato Questi fagioli sono bianchi

Induzione

  • Caso Questi fagioli vengono da questo sacchetto

  • Risultato Questi fagioli sono bianchi

  • Regola Tutti i fagioli di questo sacchetto sono bianchi

Abduzione

  • Regola Tutti i fagioli di questo sacchetto sono bianchi

  • Risultato Questi fagioli sono bianchi

  • Caso Questi fagioli vengono da questo sacchetto

Nella deduzione la conclusione scaturisce in modo automatico dalle premesse: date la regola e il caso, il risultato non può essere diverso e rappresenta semplicemente il rendere esplicito ciò che era già implicito nelle premesse.

l'induzione non è logicamente valida senza conferme esterne.

L'abduzione, secondo Peirce, è l'unica forma di ragionamento suscettibile di accrescere il nostro sapere, ovvero permette di ipotizzare nuove idee, di indovinare, di prevedere.

Se l’induzione sperimentale prepara la teoria, l’abduzione la anticipa e

prevede. L’induzione è sintesi che mette insieme dati della realtà, l’abduzione è l’elaborazione delle ipotesi in grado di vedere attraverso il dato fenomenico – fino a trovare prima di cercare.

In realtà tutte e tre le inferenze individuate permettono un accrescimento della conoscenza, in ordine e misura differente, ma solo l'abduzione è totalmente dedicata a questo accrescimento. È altresì vero che l'abduzione è il modo inferenziale maggiormente soggetto a rischio di errore.

Nella risoluzione di problemi complessi non si ricorre mai ad un solo tipo di logica. In particolare per considerare se determinate ipotesi scaturite da ragionamenti induttivi o abduttivi possono essere considerate attendibili, è necessario sottoporle a dei controlli di tipo deduttivo e a corroborarle mediante seri tentativi di falsificazione.

Il termine abduzione (dal latino ab ducere, condurre da) indica un sillogismo in cui la premessa maggiore è certa mentre quella minore è solamente probabile. L'abduzione (in greco apagõghé) fu usata per la prima volta da Aristotele che la distingueva sia dall'induzione che dalla deduzione (cfr.Analitici primi, II, 25 sgg.)

la traduzione in italiano volgare e corrente di "abduzione", che è un calco latino, e che secondo etimologia vuol dire "condurre" (ducere) "lontano da" (ab), è “allontanamento” e quindi anche “spostamento”.

"Spostamento"significa pensiero non lineare, modalità non logico-deduttiva di procedere con il logos della semiosi e quindi di fatto è un procedere poco ‘logico’ se si sta al riduzionismo deduttivistico dello scientismo.

La situazione può essere rappresentata dal seguente schema

STASI vs SPOSTAMENTO

DE – DUZIONE AB – DUZIONE

Non spostamento non stasi

CONFERMA NOVITA’

Vero (certo) già nelle premesse vero (probabile) sta nell’ “immaginare” una relazione

L'abduzione ha una minore valenza dimostrativa (rispetto alla deduzione) poiché nel sillogismo che la rappresentava, mentre la premessa maggiore è certa, quella minore è dubbia per cui la conclusione è caratterizzata dalla probabilità[4].

In definitiva l'abduzione, come l'induzione, non contiene in sé la sua validità logica e deve essere confermata per via empirica: essa è la proposta, temporanea e bisognosa di verifica, di una delle alternative possibili. L’abduzione è per definizione una scommessa e un azzardo avventuroso.

Quando concerne decisioni vitali,comporta la responsabilità della scelta.

in sintesi

  • . Il ragionamento abduttivo è un movimento del pensiero che permette di risalire a una causa a partire da un effetto. L’abduzione scatta sempre in presenza di un oggetto o di un fatto prodotto di una storia: qualcosa è già accaduto. L’abduzione è ritrovare questo qualcosa, risalire la corrente degli eventi. Per questo, un altro nome per abduzione è retroduzione.[5]

  • L’abduzione è l’inferenza che apre lo spazio all’invenzione.

  • In questo procedimento, nel percorso di risalita da un effetto a una causa, il ‘genio’ dell’abduzione consiste soprattutto nel rinvenire e quindi determinare la legge-mediazione che connette questo effetto a quella causa.

[1] Se la conoscenza significa acquisire informazioni nuove sul reale, allora si può pensare alla conoscenza come un processo di problemi da risolvere: di fronte alle cose del mondo in genere abbiamo infatti una doppia possibilità di approccio: riconoscimento o non riconoscimento. Nel primo caso passiamo dal particolare al generale, nel senso che immettiamo la ‘cosa’ particolare in una categoria generale che abbiamo già depositato nella memopria a Lungo termine,altrimenti affiora la domanda “cos’è’”. Ci si trova allora davanti ad un problema da risolvere. e secondo Peirce la ricerca di soluzione ai problemi nasce proprio da qualche forma di insoddisfazione o di disagio, e il suo scopo è il raggiungimento di uno stato di serenità dal quale siano espulse le influenze disturbatrici. Ma non si può mai sapere se nuove esperienze non imporranno un mutamento di posizione. Non possiamo mai esser certi di non aver commesso un errore. Peirce chiama "fallibilismo" questa teoria generale

[3] I filosofi si sono trovati in contrasto nel supporre che le ipotesi risultino o dalla deduzione (vedi anche Aristotele e Leibnitz), come generalmente pensano i razionalisti, o dalla induzione (vedi anche Bacone e Hume) come pensano gli empiristi. Peirce pensò che nessuno di questi processi è corretto poiché le ipotesi sono il risultato di un terzo processo logico che chiamò "abduzione", cioè un processo volto alla costruzione di ipotesi/premesse esplicative che successivamente potranno essere accettate o falsificate

[4] Se per esempio la premessa maggiore afferma:«Tutto quello che non muore non è un oggetto materiale» (certezza), e la premessa minore dice«l'uomo ha un'anima immortale» (dubbio),«l'anima dell'uomo non è un oggetto materiale» (probabilità): questa conclusione, (tolto il termine medio: «tutto quello che non muore» e «immortale») si presenta con un grado di verità certa uguale o inferiore a quello della premessa minore.

In questo modo noi abbiamo accresciuto la nostra conoscenza in quanto sappiamo qualcosa di più sull’anima: prima sapevamo solo che era immortale , ora possiamo anche supporre che non è materiale.

[5] Prendendo a modello il procedimento medico, potremmo allora dire che l’abduzione consiste in una iniziale ispezione dello stato presente (come la diagnosi), per così passare prima alla ricognizione di ciò che dev’essere accaduto nel passato (come l’anamnesi) e infine alla previsione dei programmi o dei comportamenti per il futuro (come la prognosi).


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