top of page
Non ci sono ancora tag.

SEARCH BY TAGS: 

RECENT POSTS: 

FOLLOW ME:

  • Facebook Clean Grey
  • Twitter Clean Grey
  • Instagram Clean Grey

Perché il comunismo ha perso la guerra fredda. Le VITE degli ALTRI

Il film

Berlino est, autunno 1984. Georg Dreyman, famoso scrittore teatrale e intellettuale: è un sostenitore del partito al potere da quarant’anni,il partito comunista filosovietico,ma viene messo sotto controllo dalla Stasi, la polizia segreta, perché ha una relazione con un’attrice ,Christa Maria Sieland, che è oggetto delle mire del ministro della cultura Bruno Hempf. Il comito viene affidato al capitano Wiesler, su proposta del suo diretto superiore il tenente colonnello Anton Grubitz, che gli promettendo una promozione nel caso riesca a scoprire qualcosa di compromettente su Dreyman.Wiesler è un preciso impiegato modello della Stasi,specializzato negli interrogatori delle persone sospette fino al punto da fare scuola ai nuovi impiegati. Questa volta decide di uscire dal palazzo dell’’organizzazione e di andare di persona fare il controllo, installando microspie e telecamere nell’appartamento dell’attore.Wiesler, uomo solo,con una vita privata piatta, spiando Dreyman e la compagna, un po' alla volta si incuriosisce delle cose che fa e dice, in particolare dell'arte e

della letteratura,aspetti della vita a lui fin lì sconosciuti, fino al punto di sottrarre dalla casa un libro di poesie di Brecht e cominciare a leggerlo.La situazione cambia quando Albert Jerska, un vecchio amico di Dreyman, da anni impossibilitato a fare il regista per via delle sue idee politiche, persa ogni speranza, si suicida. Dreyman,anche su sollecitazione di altri amici dissidenti rispetto al governo, cambiare definitivamente opinione sulla situazione della Germania Est: si convince che è il caso di descrivere quanto accade nel suo paese e di farlo conoscere al di là del muro. Riappropriatosi del ruolo proprio dell’intellettuale umanista, che non deve gestire l’esistente ma vuole cambiarlo nelle parti imperfette.Con una macchina per scrivere portata clandestinamente a Berlino Est dall'Occidente, Dreyman comincia a buttar giù un saggio anonimo sull'alta e anomala percentuale di suicidi nella DDR. Convinto di essere al di fuori delle attenzioni della Stasi, per via della sua notorietà nonché di alcune altolocate amicizie, lo scrittore non sospetta di essere in realtà ascoltato giorno e notte da Wiesler. Tuttavia questi, sempre più immedesimatosi nella situazione problematica che vive Dreyman con la sua compagna, dallo spirito libero e dalle relazioni sentimentali, di amore e d'amicizia, della coppia di artisti, invece di ostacolare Dreyman, lo protegge non riferendo quel che davvero vede e sente ma costruendo rapporti di fantasia, tali da nascondere l'intrigo il più a lungo possibile. L’attrice Christa-Maria,sottoposta a interrogatori duri, finisce con il rivelare al superiore di Wiesler, il coinvolgimento di Dreyman nell'affare dell’articolo sui suicidi che tanto scalpore ha destato nella nomenklatura socialista.Quando,nonostante l’ispezione dell’appartamento di Dreyman, la macchina per scrivere – unica prova per inchiodare Dreyman – non viene rinvenuta, Grubitz, anche per provare la lealtà di Wiesler, fissa un nuovo interrogatorio dell'attrice sotto la sua supervisione, in cui ella rivela definitivamente il nascondiglio dell'oggetto.Appena prima dell'ennesima ispezione, Wiesler si affretta verso l'abitazione di Dreyman e porta via la macchina per scrivere. Quando Grubitz inizia a cercare proprio nel nascondiglio escogitato da Dreyman e rivelato da Christa-Maria, questa – non sapendo che il posto è ormai vuoto – non può reggere la vergogna del tradimento: si precipita fuori di casa e si getta sotto un camion di passaggio, che la ferisce a morte. L'indagine su Dreyman si chiude in un nulla di fatto ma, pur senza poterlo provare, ora a Grubitz è chiaro che Wiesler ha protetto l'uomo, prospettandogli così la fine della sua carriera. Viene inviato a fare un oscuro lavoro da puro congegno della macchina burocratica: apre le buste delle lettere da controllare Due anni dopo la caduta del muro, in seguito alla riunificazione, Dreyman,durante una nuova edizione di un suo spettacolo, reincontra Hempf, da cui apprende che anche la sua vita, come quella di tanti altri innocenti cittadini, era spiata. Inizia allora la ricerca delle prove di questa condizione: dagli archivi della stasi emergono faldoni su falsoni delle carte raccolte su di lui. È proprio da esse che infine capisce che chi lo ha salvato è stato l'agente "HGW XX/7", sigla identificativa di Wiesler, Riesce a rintracciarlo: ora l'uomo si guadagna da vivere come semplice advertising – man:mette carte della pubblicità nelle case . Dreyman si limita a osservarlo in questa routine:non ha la forza di avvicinarlo. Passano altri due anni, durante il suo lavoro Wiesler nota per caso la pubblicità del nuovo romanzo scritto da Dreyman, “Sonata per un uomo buono “. Sfogliandolo in una libreria, vi legge «dedicato a HGW XX/7, con gratitudine», e decide di acquistarlo.

L'Interpretazione

La storia di Wiesler è la storia del socialismo, meglio della fine del socialismo reale. Wiesler è il socialismo nella sua purezza,che sopravvive anche quando il socialismo non c’è più; i suoi capi rappresentano il socialismo nella sua cinica deriva di rigida razionalizzazione e corrotto opportunismo; lo scrittore e l’attrice rappresentano le ingenuità e il narcisismo degli intellettuali, le loro compromissioni, i loro riscatti .

1

Perché l’Urss ha perso la guerra fredda?La risposta più profonda arriva dal basso:certo i discorsi teorici sulle forme economiche e politiche riescono a razionalizzare l’evento,a darne una rappresentazione complessa,ma la storia di una perSona, da sola, basta a far capire come siano andate le cose, ammesso che questa storia sia ‘messa – in – forma’, sia appunto un testo costruito in modo da far trapelare dalle vicende concrete messe in scena (le varianti), il sottotesto, ovvero le invarianti fondamentali che sorreggono la dimensione dell’umano.

La storia concreta è quella di un poliziotto della Stasi che spiando la vita degli altri progressivamente percepisce come la razionalizzazione richiesta alla società dal progetto utopico di cambiamento comporta l’annullamento delle esistenze individuali,e finisce per passare dallo stile di vita tipico del razionalista tutto efficienza in vista del risultato (un mondo perfetto) a quello dell’umanista, capace di provare passione ed empatia,ma anche disincanto,distanza critica dalle passioni. In concreto invece di aiutare il sistema (la burocrazia) di cui è congegno,aiuta le persone che sta controllando: abbandona la parte con cui all’inizio si identifica (il comunismo) per affidarsi ad un rassegnato umanesimo.

In sostanza la sua parabola personale è quella dell’homo faber della modernità: all’inizio progetta il cambiamento "qui e ora" (ossia inventa il mito del futuro migliore) in forza dell’uso della razionalità e del nuovo spazio dato alla differenza dei singoli;nei secoli però l’utopia si rivela una trappola perché si connota come un progetto lineare a retroazione positiva,incapace cioè di dare spazio alle dimensioni che non rientrino nei grandi modelli progettati per ‘fare storia’ (teorie politiche sociali ed economiche di vario segno); alla fine ,nella nostra contemporaneità, si afferma una immagine dell’homo faber ridimensionata, cioè quella di un uomo che deve conoscere il segreto della retroazione, dell’oudèn mè agàn dell’oracolo di Delfi,ma applicandola in forma aperta ,non come una regola fissa.

“Niente di troppo” oggi si dice con parole come ‘omeostasi’ ed ‘emergenza’.Ecco dove il comunismo (come già il fascismo, il nazismo,il liberismo, e prima di loro i vari millenarismi religiosi ) hanno fallito:nel pensare la storia come una linea diritta che procede senza distrazioni laterali, verso un’unica meta.Se la modernità è la risultante di una interazione tra i tre atteggiamenti culturali di fondo che vanno sotto il nome di razionalizzazione, individualismo e utilitarismo, è inevitabile che i suoi risultati siano sempre provvisori, con effetti positivi dovuti ora all’una ora all’altra spinta, e che rischia la catastrofe ogni volta che si irrigidisca nell’adozione di un punto di vista fisso sulle cose.Appunto è il caso dei totalitarismi che accentuano ,in nome della perfezione, la parte della razionalizzazione, che appellandosi all’oggettività’ delle proprie affermazioni (viste come leggi di Natura) riducono a zero la componente dell’individualismo.

Ma anche puntare tutto sull’individualismo escludendo totalmente la razionalizzazione comporta l’inevitabile catastrofe: è quanto sta verificandosi nel mondo della globalizzazione che,in nome esclusivamente di una visione dell’umanità come fatta solo di individui, nega di fatto ogni valenza alle istanze sociali di ampia prospettiva ,quelle che la forma politica tipica della modernità (la nazione) cerca di raggiungere attraverso la modalità del 'comune'. Cercare la felicità del singolo e non della società, da soli invece che insieme, è un meccanismo lineare di retroazione positiva analogo nella forma (linearità teleologica)e negli effetti (implosione del sistema) ai totalitarismi, dalle cui ceneri deriva il presente.

2

Certo le procedure della catastrofe sono opposte,pur sotto il comune segno del cinismo.Nel caso del totalitarismo comunista è l’auto riproduzione della burocrazia a diventare il fenomeno più evidenti della mancanza di feedback . oggi è l’illimitatezza della tecnocrazia a impedire che il sistema globale si autoregoli.

Insomma rigidità invece che flessibilità: già,proprio le parole alla moda del neoliberismo che sono spese continuamente come un mantra all’interno però di una visione rigidissima delle cose, una vera e propria ideologia totalitaria da applicare comunque e dovunque. In modi e forme diverse,questo sì da quelli del Novecento.

Nel film la figura del protagonista è appunto esemplare per rappresentare la burocrazia,sia nella sua logica generale che nelle conseguenze che determina nelle vite degli individui.La burocrazia nasce a partire dal ‘500 come strumento fondamentale per realizzare l’obiettivo chiave del nascente potere centrale dello Stato Moderno,cioè sottrarre spazio a privilegi e particolarismi: la burocrazia vuole essere una macchina razionale che,fatta di congegni vari (ministeri, prefetture, ecc.), riesca in modo efficace a far sì che le decisioni del Centro (Potere) siano applicate in Periferia, in modo egalitario,determinando infine la 'giustizia' uguale appunto per tutti. Una struttura piramidale finalizzata a consentire al Potere di esercitarlo dovunque,in nome ovviamente di un ideale preciso, quello di creare ordine e felicità per la società. la sua forza è data non tanto dall'applicazione della forza bruta quanto dalla gestione delle informazioni (da raccogliere e comunicare in varie forme : secreta imperii!).

Ma una cosa è il modello un’altra la realtà:il modello è ovviamente uno schema astratto, fatto cioè senza tener conto delle variabili concrete, cioè delle persone, degli individui,ognuno dei quali porta differenze fortissime nell’approccio alle cose. e la differenza base è appunto che l’individuo, al fondo, è sempre, prima di tutto un Proto Sé che mira alla soddisfazione dei suoi bisogni (in forma elementare o complessa ): come dire che all’interno dello strumento massimo della razionalizzazione moderna (utilitarismo collettivo) ci sono sempre i virus dell’individualismo (utilitarismo individuale).

Nella vicenda narrata dal film si propone chiaramente un quadro della Stasi come piramide ai cui vertici i capi cercano semplicemente di realizzare i propri desideri: di carriera o di godimento (quando ci si trovi in cima alla carriera). Il protagonista è l’unico che ha sempre in mente l’Ideale (utile pubblico) a cui sacrifica ogni altro tipo di valore:"ma non è disumano fare questo tipo di interrogatorio?" chiede un allievo a Wiesler quando mostra le procedure efficienti per ottenere lo scopo (raccogliere infoirmazioni); la risposta è data da alcune scene successive quando si introduce Wisler nel suo appartamento, pultio ma essenziale, razionale, freddo nella sua asetticità di funzionario che,identificatosi totalmente con la funzione, di fatto rinuncia ad una vita personale segnata da affetti e desideri particolari.

Il risultato è che si tradisce anche un altro dei valori fondamentali della nuova società, quello del merito: si fa carriera nella burocrazia per cooptazione, non per i ‘voti’ (il diretto superiore di Wiesler, il colonnello Grubitz, sottolinea apertamente che la carriera di Wiesler è merito delle sue personali raccomandazioni ..),mentre la base stessa della rivoluzione borghese è lo sradicamento del ‘privilegio’,del fatto che la società fosse (sia?) organizzata solo sulla base della ‘nascita’ ovvero dell’ ‘appartenenza’ a questa o quella ‘famiglia’ . Fuor di metafora, il successo ancor oggi dipende in gran parte dal fatto di appartenere a (essere parte di) questa o quella associazione di interessi: massoneria, rotary,circoli, club, cooperative, comunità,lobby ecc. in fondo sono tutte associazioni di "mutuo soccorso" , associazioni che perseguono in modo più o meno legale l'utile dei propri adepti, non certo quello della società nel suo complesso: insomma,se si gurada la cosa dal pounto di vista della res publica sono per così dire associazioni a delinquere).[1]

Wiesler è freddo, lucido, severo, privo di emozioni:il volto non tradisce nulla di quanto eventualmente provi sul piano delle emozioni. Pensa solo alla applicazione di protocolli, regolamenti, procedure, in vista dell’obiettivo finale, la vittoria dell’Ideale.Il suo sguardo distaccato è segno appunto della razionalità totalizzante con cui occorre procedere in vista del risultato. È lo stesso atteggiamento ‘cinico’ che troviamo oggi nelle menti di quelli che dichiarano guerre sulla base di menzogne (Iraq 2003),che gestiscono la finanza (varie crisi degli anni Zero),che ‘razionalizzano’ le aziende,che invadono paesi “in nome della democrazia”, che fanno terrorismo,che nutrono le menti di pubblicità. Razionalità dell’efficacia e dell’efficienza senza trasparenza,ma asservita a scopi ‘irrazionali’ ,ovvero a scopi di Parti che sanno di essere Parti di un Tutto (le ideologie nascoste del Postmoderno),non di una Parte che pensa di essere il Tutto (ideologie dichiarate della modernità).Non è casuale che a un certo punto la scena di lavoro del poliziotto diventi una sorta di consolle da discoteca: è la tecnologia che pratica ,come detto, la stessa funzione oggi[2].

La crisi di W. avviene quando passa dall’ufficio alla strada,quando non si limita più a teorizzare scolasticamente o a operare selettivamente : quando decide di fare personalmente il controllo sullo scrittore,in effetti smette di vedere la persona da controllare solo sub specie interrogatorii ,ma acquista la dimensione della complessità, della ricchezza e della qualità della vita ‘privata’ delle persone. Fino a d allora le persone erano per lui appunto dei soggetti – numero, dei tipi non delle vere e proprie persone: li vedeva proprio come degli oggetti qualsiasi,da trattare secondo la procedura cartesiana nella sua più astratta ripetizione di un concetto, quindi solo in termini di quantità. Se noi siamo eguali, ebbene non c’è differenza che davvero ci renda differenti: siamo da trattare appunto sub specie geometriae, con procedure minuziosamente precise nella descrizione e nell’efficacia. [3]Il contatto continuato con la scrittore ,pur mediato dalla tecnica[4], lo rende un voyeur involontario che , come lo spettatore di un film, finisce per appassionarsi alle vicende dei suoi sottoposti, per identificarsi con loro, per entrare in empatia. E appunto come uno spettatore infine ‘fa il tifo ’ per loro, li aiuta a vincere (o almeno ci prova).[5].

In sostanza il contatto quotidiano con le ‘persone’ inizia entro la cornice della ‘gabbia d’acciaio’ della burocrazia che tutto inquadra in termini formali (numeri, protocolli), ma ottiene risultati diversi da quelli pensati (obiettivi dichiarati) perché la cornice di riferimento diventano “le vite degli altri”. Non gli Altri ma le vite degli Altri sono le entità con cui si viene a contatto: e si scopre che accanto (o contro) l’eguaglianza esiste la Differenza.

Si crea quindi una situazione totalmente non prevista dai protocolli razionalistici che propongono una visione piramidale (della realtà) e deduttiva (della conoscenza):una situazione di tipo reticolare e induttivo. Il Potere gerarchico che consente di agire con violenza fino a imprigionare e annullare le libertà individuali viene sostituito da relazioni orizzontali regolati dalla logica dei sistemi emergenti:il poliziotto a forza di vedere e sentire, a forza di entrare con il suo corpo nelle situazioni dello scrittore e dell’amante, si trova a dar vita a nuove relazioni, a nuovi nodi che accumulano e attraggono le emozioni e infine le decisioni.

La scoperta della complessità,delle differenze delle persone, porta il poliziotto a scoprire definitivamente l’aridità della via senza uscita a cui si è affidata l’utopia, nel momento in cui è diventata solo “razionalizzazione”,ovvero semplificazione della complessità sociale:in sostanza eliminazione della ‘singolarità’ delle persone in nome dell’egualitarismo [6]. L’Utopia, forte e debole per l’assoluta fiducia nel possesso della verità, si accosta al mondo secondo una procedura binaria:bianco / nero, alto / basso, giusto / sbagliato; e pensa quindi aver ragione a distinguere le persone in buone / cattive, ovvero in Noi /Loro. Così il poliziotto - modello (il burocrate astratto interprete della utopia) si accosta agli Altri sulla base di un pregiudizio indiscusso, cioè di star a che fare con dei ‘nemici’ ideologici: all'interrogato che risponde di pensare che la polizia sia 'cattiva',immediatamente fa presente che questa sola ipotesi basterebbe a definirlo come 'nemico' da perseguire.

Ma la banalità dello stare a guardare davvero le lunghe ore della vita privata dello scrittore lo porta a scoprire che le loro vite non sono misurate da particolari progetti politici sovversivi,ma semplicemente da vicende d’alcova, desideri, regali,amicizie,successi e fallimenti. Scopre che l’organizzazione in cui ha pensato di star servendo l’Utopia cancella le persone e le sostituisce con etichette,sigle, scopre che quelle persone sono non aiutate ma intralciate nel concreto delle loro esistenze, proprio dalla burocrazia, dal controllo dall’alto. “Eterogenesi dei fini “ è la formula con cui si può in effetti sintetizzare questa deriva della modernità. a riscoprire,dall’altro, la via altra della modernità, quella dell’umanesimo, dell’attenzione all’umano (Terenzio), che gli studiosi hanno identificato anche con il termine di ’individualismo’.

L’eguaglianza affermata già nelle forme violenti della razionalizzazione ‘scientifica’ viene riscoperta nella sua più profonda dimensione per così dire corporea: le nostre identità di uomini diversi, costruite con il ricorso alle pratiche del Logos,in effetti sono costruite a partire dalla ‘simulazione incarnata’, per dirla con le parole delle neuroscienze; ovvero le nostre differenze sono effettivamente ammorbidite fino a sparire dal ‘cosmopolitismo’, dal riconoscere in quello che èp diverso da me le stesse situazioni di base, le stesse domande, gli stessi desideri, le stesse intenzioni. Vivere, dare senso alle cose, cambiare quello che pensiamo sbagliato,condividere queste passioni appunto con .. gli Altri.

Certo le risposte posssono (devono ) essere diverse ma alla fine quel che rimane sempre sono le domande, le insicurezze, le mancanze, i desideri, gli insuccessi.

Ecco che il poliziotto riscopre un altro modo di dire ‘uguale’. Così cancella la banalizzazione della burocrazia (routine)a favore della complessità della scelta (dubbio). Se il protocollo (nella sua astrazione che presume di portare alla verità)ti dona la possibilità di non pensare, di limitarti a ripetere le routine come garanzia di ‘bene’,il suo rifiuto ti impone di pensare, di valutare ,di prendere posizione senza poter fare riferimento a formule già date, ma sulla base unicamente del parametro del ‘rispecchiamento’, cioè del riconoscere in quello che ti sta davanti una ripetizione del tuo stesso essere,della tua identità.

Allora si capisce che tutti quelli che secondo il codice burocratico sono classificati come numeri da controllare, come inferiori, sono in effetti portatori delle nostre stesse ‘vite’. Insomma si riconosce l ‘Altro, nella loro materica ed unica esistenza, e quindi comincio a capire davvero anche me,la mia complessità e varietà di uomo.

A questo punto, sul piano narrativo, si potrebbe avere, come nei blockbustrer, la immediata conversione del poliziotto che dalla parte dei Cattivi passa a quella dei Buoni. Ma qui il protagonista non si sposta, non cambia stato sociale, la forma del suo esistere: continua a viverla ancora dentro la stessa parte (Est invece che Ovest), dentro la stessa struttura burocratica (Stasi)ma in modo diverso: una volta che viene retrocesso al gradino più basso dell'organizzazione sociale si lita a sopravvivere, a vedresi vivere (come dice il personaggio di Pirandello , Mattia Pascal, riflettendo sul suo continuare avivere oltre la sua morte). Semplicemente cerca di aggiungere al suo stile di vita una consapevolezza interiore, quel feedback che è venuta progressivamente meno all’organizzazione del socialismo reale: appunto l’umanesimo,il riconoscimento e il rispetto dell’Altro.

È come se qui alla fine avessimo una sorta di riflessione utopica (ancora) sulle possibilità dell’Utopia: se avesse scoperto prima la necessità della retroazione negativa, avrebbe dato vita a persone e organizzazioni più complesse e ricche. E magari il Socialismo non avrebbe perso: insomma troppo reale, troppo cinico quel socialismo e troppo poco utopista alla fine dei conti.W. non passa dalla Stasi all’opposizione. Semplicemente rimane nella Stasi in una dimensione parallattica[7]: disilluso, fermo alle piccole cose. E anche quando arriva la libertà con la caduta del Muro di Berlino (appena la notizia arriva ,si alza dal suo tavolo di umilissimo lavoro ed esce dalla 'grotta', dalla caverna delle ombre in cui è vissuto finora): ma la sua vita rimane esile e terrenamente precaria. Non ha conquistato la Libertà nella sua accezione materilisa di chi finalmente può comprare, spendere, arriccirsi, divertrsi, ma si trova a (sceglie di) vivere la dimensione del precario che va in giro a distribuire pubblicità. Fa il lavoro meno intellettuale di tutti : insomma non c’è clamorosa affermazione di ricchezza,ma quieta continuazione dell’altra vita, sempre umile, solo che se prima era chiuso in uno scantinato, segregato, lontano dalla luce, adesso si muove per le strade, come un flaneur. è l'icona della nuova etica postmoderna, quella del 'viandante', che si limita a stare in mezzo alla gente. della nuova libertà economica lui si limita a sentire questa nuova possibilità di moto: ma la 'luce' di verità che si trova fuori della capanna è fatta di alterità altrettanto sfuggenti che prima, di persone che non ti conoscono perchè prese dagli affari. addirittura anche l'unico che alla fine lo riconosce anche nei suoi meriti si limita ad un omaggio impersonale, da lontano, in una dimensione di imperosnalità nuova , quella dell'industria culturale..

Chi lo ricoosce per le strade di Berlino è lo scrittore da lui salvato, che se la cavava prima e continua acavarsela adesso: già in auge prima all'Est, rimane in auge adesso all'Ovest. Ma è vero che per ricominciare a scrivere qualcosa di nuovo, per avre consapevolezza di quel che è accaduto a lui e a tutti , ha bisogno di passare attraverso l'incontro con Wiesler, che per lui rimane sempre una sigla. La visione dell’ uomo buono’ e dei suoi movimenti esistenziali gli consente davvero di modificare la sua percezione ,portandosi finalemnte a considerare la dimensione chiave di quel che è successo: l'individuo, l'individuo buono, ovvero il burocrate che da tecnico si è fatto umanista, proprio grazie a lui

L'osservazione dei discorsi, degli ambienti, delle persone che frequentavano la casa dello scrittore lo hanno portato rapidamente ad avvicinarsi alla (a rispecchiarsi nella ) profondità e lateralità dell'arte, ,ovvero dell'uomo. E' l'arte (la letteratrua nel film) che focalizza le emozioni, le perdite, le delusioni,la tragicità del finito di cui consiste proprio l' umano, che riesce a dare forma 'testuakle' (ciioè di senso) all'ineluttabilità della imperfezione,all’improbabilità della perfezione. E' appunto una poesia di Brecht il medium che lo avvia definitivamente a fare una scelta di campo diversa dalla rouitne burocratica: il contatto con un testo,il contatto con una voce lontana ma viva nella mente cxhe legge, lo spinge a riflettere sulla distanza che esiste tra quel che c’è,quel che vogliamo e l’andamento delle cose. Insomma la poesia lo porta a scoprire un pensiero moderno meno lineare e rigido, meno diretto al cinismo tragico, più capace di vivere dentro le approssimazioni, gli spazi laterali .

3

Di qui ovviamente per converso la riflessione sul ruolo dell’intellettuale.

Si dice intellettuale ma con questa parola si intende ogni medium che sia capace di ‘mettere-in .forma’ le cose che accadono: sciamani stregoni preti scrittori artisti banditori giullari guru (e insegnati,giornalisti, anchorman televisivi .. se parliamo di persone);ma anche parole simboli scrittura retoriche arti film televisione pc ecc. se parliamo di strumenti.

Diamo per scontato che le persone abbiano consapevolezza di Sé e degli Altri e che sappiano darsi una ragione delle cose che fanno. In particolare diamo per scontato che l’intellettuale sappia di avere il compito di mediare tra il divenire delle cose e la (presunta) stabilità dell’ordine (costituito).Lo scrittore in particolare assolve questa funzione ,com’è ovvio, scrivendo. Lo scrittore infatti come dire che ‘mette – in – forma’ tramite la selezione e la combinazione delle parole, qualcosa che nella realtà fenomenica appare confusamente mescolata con relazioni molteplici e cangianti .La scelta della forma è fatta in corrispondenza di un’ intenzione, uno scopo. E la polarità fondamentale tra i vari scopi possibili si può rappresentare come una opposizione tra ripetizione e cambiamento. Cioè tra la ricerca di una forma che confermi quel che il sistema simbolico corrente propone e la ricerca di una che la destrutturi: tra la ripetizione dell’ordine che già esiste nelle strutture sociali e culturali, e la sua scomposizione, la rivelazione di quello che non tiene. Agevolezza e choc,insomma. Azzardando una analogia Burocrazia e Critica.

E lo scrittore protagonista in effetti oscilla tra queste dimensioni: confermare ,in ogni caso, le cose come stanno o denunciarne le contraddizioni.

Prima della caduta del muro la sua azione teatrale è certamente pedagogica, interna al sistema razionale della gestione della società in vista della realizzazione di un ordine per il momento assente. E' la logica del teatro epico brechtiano: rivelare le contraddizioni del sistema economico e sociale della tradizione capitalistica; insomma – per usare la terminologia gramsciana – assume il ruolo dell’intellettuale ‘organico’.

Quando fa la scelta di denunciare le cose che non vanno assume la posizione di denuncia: l’articolo sui suicidi nella DDR si situa tra gli scopi tipici delle opere ‘negative’ che fondano la cultura del 'modernismo' novecentista:non proporre soluzioni, ma rappresentare l'osceno,l’indicibile,quello che ‘non ha senso’.

Quando infine si trova a vivere all’interno dell’Industria Culturale Occidentale , si limita dapprima a riciclare semplicemente in forma spettacolare l’opera teatrale già scritta nella fase brectiana;in realtà non sa che fare,non ha niente da dire su una situazione lontana dalla sua abitudine culturale, di cui deve ancora cpire vizi e virtù. Solo dopo aver ricostruita la storia della propria esistenza precedente, e quella del poliziotto che l'ha salvato, scopre lche il messaggio da proporre per uno scrittore immerso nella società capitalistica è quello di contrapporre all'uomo flessibile ed opportunista dell neoliberismo rampante, il modello umanista dell'uomo buono', cioè dell’individuo post utopico.

Questo modello (incarnato dal secondo Wiesler) vive in modo ‘modesto’ e consapevole la dimensione del disincanto: ha acquisito definitivamente la consapevolezza epistemologica dell'assenza di verità ontologiche su cui eventualmenete costruire ideologie e razionalizzazione di qualunque tipo, e quindi sul piano etico si limita a muoversi tra le cose, in situazione, come un viandante ironico, che sa cosa si cela dietro le superfici luccicanti della società del libero mercato.

Critica insomma all’interno della nuova società del consumo, del successo, della ricerca indefessa della felicità. l'ironia dell'autore del film è alla fine in un dettaglio: Wiesler compra una copia del libro che racconta la sua storia dentro una libreria intitolata Karl Marx... Come dire che l'utopia non è davvero finita, se riscopre le sue origini.

NOTE

[1] Anche nella società di oggi in cui si straparla di merito si vede come i ‘posti’ migliori sono concessi a quelli che vendono se stessi o banalmente nel corpo (prostituzione ridetta con parole eleganti come escort ecc.) o nell’azione (la corruzione di giornalisti,poliziotti,giudici,parlamentari.. insomma tutte le situazioni di ‘conflitto di interesse’ tra ‘pubblico e privato, tra interessi della collettività e quelli dei singoli). L’esempio fondamentale di questo straparlare è nella icona dell’Italia post ’89,Berlusconi, che acquista potere soprattutto grazie alle amicizie particolari (mafia per i fondi, massoneria per la rete di relazioni Craxi per la legislazione che cambi le regole del gioco a suo favore) e alla corruzione diretta (finanzieri,giudici,giornalisti),fino a passare alla gestione diretta delle leggi (fondazione di partiti, alleanza spregiudicate). Risultato da una situazione di indebitato per migliaia di miliardi arriva a possedere un patrimonio di migliaia di miliardi: nello stesso periodo il Paese passa all’opposto dalla posizione di settima potenza dell’economia mondiale alla crisi più nera..

[2] La tecnocrazia ha i suoi acronimi fondamentale (banca Mondiale, WTO CTP ecc): si tratta di enti privati, composti da esperti, cioè tecnici, che presumendo di essere in possesso delle chiavi della realtà, delle Leggi della realtà, impongono di fatto le loro direttiva a livello mondiale. Tutti problemi andrebbero risolti sempre e solo dentro i dettami di queste associazioni che hanno da decenni fatto in modo da diffondere a livello globale la loro ideologia, in cui conta solo l’economia (una tecnica appunto che non tiene conto delle persone, dei destini dei singoli) e non la politica (con cui si risolvono faticosamente i problemi di tutti,di tutte le persone). Queste esntità, proprio come le burocrazie di un tempo, hanno una diramazione globale , a forma - stavolta – di rete e non di piramide, per cui è mano facile identificare davvero la sua longa manus. La razionalità che viene usata in effti in questa nuova situazione è quella dei sistemi emergenti, non più quella della piramide. Ordine non dall’ordine ma dal disordine.,questo è il modello culturale nascosto in tutto quanto sta succedendo oggi.

[3] All’interno di visioni della realtà fondate su certezze ontologiche, che rendono chiara la descrizione del presente e del futuro sulla base di regole insistenti e permanenti che consentono di spiegare il passato e di prevedere il futuro,le micro variazioni presenti nelle vite delle singole persone appaiono trascurabili nel contesto più ampio della Storia, con la maiuscola, oppure semplici adattamenti alle circostanze. In particolare nella modernità Otto – Novecentesca la fiducia di poter superare la ansiogena fluidità del Divenire riposa nella ‘gabbia d’acciaio ’ (Weber) con cui le varie società delimitano lo spaziotempo per imporre delle precise routine (regoile) che consentano di accelerare la via del Progresso ,del Futuro. Nel caso specifico del Socialismo Reale la certezza del futuro,la conquista della Perfezione Sociale,impone di metter da parte le diffrenze a favore delle Eguaglianze. L’ “egalitè” della rivoluzione francese comprime - momentaneamente ? – le altre due voci rivoluzionarie della “libertè” e della “fraternitè”.

[4] Basti pensare alle scene di impianto delle microspie ,ma soprattutto alla scena del solaio ingombro di macchinari di vario tipo che di fatto ‘mettono – in – forma’ le azioni banali dello scrittore, le fanno cioè diventare testi: quel che si sente e si vede tramite le macchine diventa alla fine una scrittura, una sorta di cronaca.

[5] Si mette in atto la “simulazione incarnata”: se questo succede è perché, come dicono le neuroscienze, l’intersoggettività è in effetti una vera e propria intercorporeità (Gallese). “la presenza del meccanismo di rispecchiamento sia nei cervelli animali (uccelli e primati non umani) sia in quello umano apre un nuovo scenario evoluzionistico che riconosce la ‘cognizione motoria’ come l’elemento cardine per la comparsa dell’intersoggettività umana [.. ]l’intercorporeità diventa la fonte primaria ,anche se non l’unica,di comprensione degli altri.[..]le azioni e ele esperienze altrui non ci sono aliene perché ne condividiamo la natura corporea e il sottostante formato rappresentazionale corporeo a livello neurale. Significa che abbiamo un accesso dall’interno agli altri che,pur non intaccandone l’alterità,ci permette entro certi limiti di comprenderli. Intersoggettività significa saper coniugare la dimensione dell’alterità a quella dell’identità.” (Gallese – Guerra ,Lo schermo empatico, Raffaello Cortina, 2015)

[6] Il principio dell’eguaglianza ha senso soprattutto se lo si vede nella cornice entro cui nasce e si sviluppa: la società del privilegio, quella del medioevo e poi in modi diversi quella borghese, insiste sulla necessità della asimmetria per creare ordine sociale,attraverso miti come la ‘nascita’ e il ‘merito’; di fatto cristallizza delle situazione di sopraffazione e di sfruttamento: per cui quando la modernità dà voce agli sfruttati – agli ineguali, ai sottomessi – è inevitabile che si affermi il principio della uguaglianza. Come tutti i principi culturali esprime una visiso0ne prospettica non assoluta: ma nel momento in cui la visione del mondo è ancora legata a delle certezze ontologiche è inevitabile che chi difenda l’eguaglianza, si appropri del principio moderno della razionalizzazione e ne faccia un uso (un abuso ) senza mai retrocedere per correggere le esagerazioni.[7] Parallasse è la metafora usata da Zizek per indicare la condizione di disincanto con cui si torna a praticare qualcosa che pur si è vissuto come fallimento


bottom of page