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Fermare la terra:includere o escludere?

TERRAFERMA di

Emanuele Crialese.

Trama

Situazione iniziale (un sistema sociale composto da un numero limitato di elementi in relazione di equilibrio:in questo caso,una famiglia di pescatori,su un’isola del mediterraneo,ai tempi nostri)

a.

Mar Mediterraneo.

Il vecchio Ernesto e il giovane nipote Filippo, due pescatori di un'isola siciliana (Linosa), stanno pescando quando improvvisamente i resti di una barca distrutta arrivano tra le eliche del loro peschereccio, che devono essere riparate a terra

. La scena cambia e l'azione ora si svolge sul molo, dove si sta celebrando l'anniversario della morte di Pietro, il figlio maggiore di Ernesto, che era scomparso nel mare tre anni prima.

Giulietta, rimasta vedova di Pietro, è insoddisfatta delle condizioni di vita e vuole traslocare sulla terraferma con suo figlio Filippo per cercare una vita e un lavoro migliore; Filippo non condivide però questo desiderio.

Nino, l’altro figlio di Ernesto, lasciata la pesca,ripara motorini:immagina per sé e per il nipote la nuova strada verso il futuro nel turismo. Regala un motorino a Filippo per il suo compleanno: ma viene subito messo fuori uso da alcuni coetanei

b.

Viene presentato un quadro sociale specifico (una famiglia meridionale di isolani e pescatori) per far riflettere sulla situazione antropologica della società italiana contemporanea (inserita,anche nel localismo più ristretto,in una cornice globalizzata da cui emergono ‘cause’ invisibili che determinano certi movimenti, certi turbamenti del sistema iniziale).

Non è secondario il dettaglio del ‘dove’:il Mediterraneo è da sempre non un mare che separa, ma un mare che collega le terre in mezzo a cui si trova. È di fatto una metafora perfetta per dire la dimensione di confine aperto, di zona di nessuno in cui si aggirano entità vicine e diverse, lontane ma eguali. Insomma la zona di intersecazione in cui inevitabile è l’incontro /scontro con l’Altro.

Coesistono nello stesso ambiente due tendenze fondamentali. la tradizione e l’innovazione,la ripetizione del noto e la ricerca dell’ignoto. In fondo è lo schema antropologico fondamentale dell’uomo, il rimanere e il muoversi, lo stare dentro i confini già tracciati o andare oltre .

In concreto il nonno e il nipote praticano la pesca ,ne sono contenti (balla Filippo sulla prua),attaccati alla loro radice:la presenza del rottame per mare getta luce sulla loro passione, prima di tutto per la materiale rottura dell’elica, poi per la simbolica allusione alla presenza di qualcosa di imprevisto che arriva a modificare la quiete della loro utopica pace di lavoro e mare. L’arrivo dei migranti,al di là degli incidenti di mare, significa di fatto che le cose stanno cambiando: che i confini ideali (segnati dalla piccola barca e dalla sua possibilità di muoversi per il mare del mondo in autonomia e compattezza) stanno scomparendo e che la nuova società vede comunque la presenza di altri, di altri problemi di relazione,dovuti alla presenza appunto dell’Altro. Cambiamenti che comunque nopn sono solo di natura esterna , ma dettati anche da trasformazioni interne al sistema.

Lo sfondo ideale di questa prospettiva è rappresentato dalla scena della commemorazione della morte del figlio: una comunità che ,a partire dal prete, accompagna la famiglia a confortarsi, a condividere le stesse scene di vita (i morti per mare di una famiglia somigliano a quelli delle altre famiglie). Lenta processione sul molo, una fila di nere vesti e di mazzi di fiori bianchi gettati nelle acque del porto. E le parole e le mani a toccare ,a dare il contatto, a mostrare la cura, la partecipazione solidale.

Nino però ,ha una visione delle cose abbastanza diversa. Quando la scena mostra i lavoro in darsena per aggiustare la barca ,invita il padre ad abbandonare la pesca, a vendere la barca e approfittare della possibilità legale di rottamarla in cambio di una forte cifra offerta dalle istituzioni globalizzate. Centomila euro se la dismettono!. La sua logica è quella del guadagno e non quella del lavoro: con la pesca in effetti il nonno non solo guadagna per sè ma afa anche un servizio agli altri, dà del cibo a chi lo vuole pagare; invece la logica della finanza (incassare in cambio di ‘oggetti’) elimina dalla prospettiva delle relazioni umane la dimensione della cura, del pensare l’uno all’altro sempre, e la sostituisce con l’impersonale dimensione feticistica del danaro, che nella sua equità simbolica cancella davvero il senso di ogni transazione. L’utile del soggetto conta: quello dell’Altro mi è indifferente.

Una volta a casa, Nino mostra con atto e parole la sua diversità, la sua distanza dalla scena antica: l’atto che lo dimostra è – a dir il vero - un gesto d’affetto, un dono che antropologicamente sta sempre a rappresentare la cura, la voglia e la necessità di condividere le proprie esperienze. Il dono è comunque per un famigliare .La sua cura è accompagnata da parole con cui invita il nipote di fatto ad allontanarsi dal nonno (cioè dalla tradizione) e ad avvicinarsi al nuovo,, cioè alle sue pratiche socali (identificabili appunto con il motorino, che di fatto è segno della modernità: il motorino è in concreto inutile all’interno di un’isola piccola,dove il lavoro è sul mare;è solo sfoggio del possesso di un petit-object-a, segno di uno status o meglio di uno stile di vita desiderato, quello moderno appunto fatto di oggetti simbolici dell’inutile e non di relazioni). Quando Filippo si reca da altri della sua età, isolati in gruppo a far gruppo appunto generazionale su dirupi rocciosi lontani dal paese, evidentemente vuole confermare o rafforzare le relazioni coi suoi pari: gioia per la disponibilità di un ‘giocattolo’,gioia da vero e proprio innocente bambino, che sa di avere finalmente qualcosa di gratuito con cui arricchire di senso le ore. Ma gli altri immediatamente lo ostacolano: il suo gesto è visto come una sorta di sfida, una provocazione rispetto a chi ha già un’automobile, una sorta di minacciosa invadenza che rischia di modificare le gerarchie, le relazioni stabilite. E quindi rovinano intenzionalmente il giocattolo, chiarendo a Filippo la vera natura di quella relazione.

La madre /vedova a casa, nel frattempo, fa una serie di gesti il cui senso esplica in seguito al padre e al figlio: toglie dalle pareti le foto che ricordano il suo matrimonio finito,comincia a togliere la carta da parati ,perché pensa che ormai è il caso di cambiare il modo di risolvere i problemi dell’esistenza: non la pesca ma il turismo è lo strumento di vita. Quindi affittare casa e barca ai turisti d’estate. E pensa, come dice esplicitamente a Filippo, che lui debba partire, andare altrove, per conquistarsi una nuova vita.

L’attaccamento alle radici è proposto visivamente nella scena in cui Ernesto ,dopo un attacco di cuore, rifiuta di staccarsi dall’isola per andare a curarsi in terraferma ,in un ospedale. ‘Stare’ è il suo senso della vita; rimanere sull’isola, rimanere a fare le cose che ha sempre fatto, le cose che gli hanno insegnato i padri.

La situazione di equilibrio iniziale, in definitiva, rivela un equilibrio sì,ma instabile (com’è tipico di una società globalizzata caratterizzata dall’accelerazione delle dinamiche orizzontali e verticali): una rete di persone che coesistono entro la stessa scena scoiale (la famiglia,cioè l’Italia) ma con modi di percepire e valutare le cose abbastanza in contrasto: appunto lo stare e l’andare,il vecchio e il nuovo. Insomma è un equilibrio colmo di potenzialità di conflitto (sociale e narrativo), che prima o poi dovranno venire alla luce, ovviamente in presenza di qualche evento che determinerà il movimento di squilibrio da una parte o dall’altra..

Sul piano del significato generale è chiaro quel che propone Crialese. L’Italia è un paese in cui coesistono due tendenze contrapposte (ancora per poco forse): l’attaccamento alle radici (con l’arretratezza certo delle pratiche economiche ma con la ricchezza delle relazioni calde tra persone) e la voglia di cambiare (la flessibilità dettata dal criterio dell’efficacia,ma anche l’indifferenza fondamentale nei confronti del non – utile, quindi in generale dell’altro).

Anche in Italia insomma si vive la situazione che (in modo diverso) sta all’origine dei movimenti dei migranrti: la ‘crisi’ del contesto impone il cambiamento,ovvero la partenza, il viaggio della speranza.

E anche le relazioni proposte fanno capire che l’Altro è un problema anche tra quelli che si vuole immaginare come ‘identici’ ,una volta che appare all’orizzonte il Tartaro (il migrante sulle barche..): dentro la famiglia (nel mondo del ‘privato’, ovvero del singolo), e soprattutto fuori ovviamente. Tra i ragazzi in particolare è chiaro che il gruppo è costruito sulla base dell’asimmetria, del conflitto, della prepotenza, della negazione alla diversità. Il gruppo è esclusivo nella ricerca della sua identità.

Ma anche l’Io rischia di realizzarsi sulla base di queste logiche dell’eslusione di ogni elemento che turbi un quadro già definito di identità,quando si manifesti l’arrivo di qualcosa di ignoto, di non previsto. Il Sé nucleare appunto.

Rottura equilibrio (l’ incidente, l’evento che ‘cade’ dentro lo spazio sociale già visto in equilibrio)

a.

In estate, i giovanissimi visitatori Maura, Stefano e Marco arrivano col traghetto e affittano la casa di Filippo e Giulietta che vanno ad abitare in garage.

Nel frattempo la barca è di nuovo pronta per partire, riparata da Ernesto,. Qualche giorno dopo l'arrivo dei tre ragazzi, Ernesto e Filippo, pescando in mare, incontrano una zattera strapiena di migranti africani.

b.

due sono gli incontri che avvengono a modificare il quadro iniziale: e sono due ‘arrivi’ .

Quello dei turisti è desiderato, atteso, cercato:è la conferma della bontà delle idee di Giulietta, della sua ‘razionalizzazione’ flessibile: se qualcosa non funziona bisogna cambiare e cercare una soluzione più efficace. Semplicemente ‘riuso’,bricolage<: gli stessi elementi del sistema economico precedente vengono ‘messi-in – forma’ in modo nuovo, in maniera da risolvere il problema cui l’altra forma ormai poco rispondeva. Il movimento reale è quello dei turisti, che arrivano a consumare qualcosa che è sul posto, che non è prodotto da nessuno: ci si limita a fornire servizi ( è la tipica società del consumo, in cui il consumo è soprattutto di elementi simbolici,come appunto la vacanza,il mare, la barca:in effetti l’idea antica del locus amoenus messa sul mercato come merce comprabile). Il turista si sposta verso il paese del sud ancora nella logica mitizzata dal romanticismo dell’ “autentico”,dell’esotico come reperto astorico di una dimensione di ‘natura’ ormai distrutta nella quotidianità dei luoghi e dei tempi della corsa alla produzione e al consumo. Il movimento del turista è in ogni caso interno alla cornice del sistema e rientra perfettamente,proprio mentre sembra rappresentare l’ideale dello svago e del gratuito,nella logica di fondo dell’utilitarismo. Il turista pensa di star liberandosi dall’utile, ma in effetti vi contribuisce al massimo.

Quello dei migranti è invece visto come un disturbo rispetto al quadro previsto. Sono elementi che stanno inizialmente fuori dal quadro e si spera che vi rimangano, senza complicare i giochi in atto sulle scene della società del consumo (consumo delle merci messe in vendita. Quelle del locus amoenus). La questione dell’incontro è rapidamente categorizzata dalla cultura tradizionale secondo l’ottica della reciprocità, dell’humanitas (nihil humani ecc.).La cultura della modernità utilitaristica,dell’ordine artificiale scambiato con quello naturale, fa fatica a sistemare la sorpresa entro le coordinate che si è date

Peripezie (tentativi di ristabilire l’equilibrio, l’ordine: questo o quest’altro?)

1 Chiamano la Guardia costiera che li avvisa di restare nelle vicinanze della zattera, ma di non prendere nessuno a bordo. (la legge statale, del principio dell’assoluto, dell’impersonalità,del Logos per creare ordine ‘ragiona’ secondo modelli assolutamente astratti, impersonali “non guarda in faccia a nessuno”: è del resto il principio stesso dello stato moderno, quello che all’epoca della rivoluzione dell’89 viene affermato con la parola ‘egalitè’.secondo questo principio il potere non deve distinguere i suoi atti in a base alle persone, non deve agire secondo ‘privilegi’ legati alle differenze delle persone. È chiaro che questa soluzione nasce in risposta alle logiche sopraffatorie del particolarismo feudale, in cui il privilegio era davvero solo diventato alla lunga motivo di ingiustizia:ma nella varietà delle situazioni non previste e non prevedibili della società di oggi questo principio emerge nelle sue pericolose inconcludenze,qualora applicato in modo protocollare)

Ernesto, in ossequio alla legge del mare (delle relazioni ‘personali’,della ‘situazione’ del corpo), raccoglie alcuni migranti. Quando sbarcano la maggioranza delle persone salvate può dileguarsi nella cittadina grazie alla protezione della notte. ( l’etica che regola i gesti, le scelte di Ernesto è un’etica che innanzitutto nasce non dal Logos ma dalla consapevolezza tragica della natura imperfetta delle cose – e di quelle umane in particolare;e secondariamente dalla previsione dell’imprevedibilità del Male, della necessità di ‘donare’ allo straniero quel che prima o poi si può aver bisogno di avere a propria volta: insomma il principio antichissimo dell’ospitalità,principio non meccanico ma da eseguire solo in situazione,tenendo conto davvero delle effettive persone con cui si ha a che fare. E certo il pericolo di morte inevitabilmente obbliga a considerare lo straniero hospes e non hostis)

2 Una donna incinta e suo figlio vengono portati da Ernesto nella propria casa, e nella stessa notte lei mette al mondo un bambino. Ernesto, compassionevole,offre alla donna la possibilità di restarne da loro per alcuni giorni.(in questo caso la storia vuole dare un ‘volto’ allo straniero, lo rappresenta come somma delle persone più deboli della storia umana, la donna e il bambino,appunto di per sé degni di protezione,in ogni situazione)

3 Il giorno dopo la polizia inizia la ricerca dei rifugiati e confisca la barca di Ernesto, perché è senza la licenza per il trasporto di turisti; non trova fortunatamente i rifugiati migranti nella casa (continua a funzionare la rappresentazione dell’ impersonalità e del paradosso della Legge,che vede le idee e le categorie, non i singoli: il buon Ernesto si trova a mal partito perché la Legge impone delle pratiche burocratiche per lavorare in un modo nuovo. Qui si potrebbe anche leggere una sottolineatura della negatività della eterogenesi dei fini della burocrazia, nata per sottrarre potere alle soggettive prepotenze dei nobili e sveltire le procedure di funzionamento sociale moderno, e finita per diventare una macchina che si limita a ragionare per principi e non per efficacia. Quale problema deve risovere la legge?)

4 Giulietta dapprima è irritatissima (logica dell‘ utile,dell’efficienza): vuole che Sara e i suoi bambini partano, ma Ernesto li protegge e li tiene in casa ancora per un po', rifiutandosi di obbedire alla spietata legge della finanza (legge del ‘dono’ della ‘cura’). Col tempo però anche in Giulietta cresce la simpatia per Sara: riconosce in lei lo stesso desiderio di avere una vita migliore. Sara infatti vuole andare nel Nord Italia, dove lavora suo marito, emigrato anni prima: ha iniziato il suo viaggio dal corno d'Africa, è successivamente scesa sulla zattera in Libia e sta adesso cercando d'arrivare a Torino, dove risiede il coniuge (qui si può notare l’applicazione del principio etico di Levinas,quello per cui è il ‘contatto’ a crare davvero una conoscenza dell’Altro, è il Volto dell’altro a consentire di passare dall’astrata e mentale rappresentazione di una Causa a una concreta e specifica persona pe realizzare inevitabilmente empatia e consesno. In particolare è però soprattutto il racconto (il Sé autobiografico che scrive la sua biografia)a rendere Sara una persona agli occhi di Giulietta Il racconto la trasforma da organismo anonimo – senza nome quindi senza ‘anima’ – in “persona -con –nome”, ovvero da oggetto/ cosa (numerabile e basta) a ‘persona’ (identificabile nella sua specificità di rappresentante della categoria generale di umanità: l’Altro da astratto simbolo mentale diventa un corpo, una concreta esistenza; e finisce per rivelare oltre alle differenza esteriori,le analogie di fondo, le analogie di bisogni e desideri)

5 Una sera Filippo porta Maura al porto di Linosa, dove ruba una piccola barca per un bagno. Quando accende la lampara della barca per illuminare l'acqua per il tuffo di Maura, vede che nuovamente un gruppo di migranti africani si sta avvicinando. Maura torna a bordo e Filippo è costretto a usare il timone per difendersi contro tutti i migranti che tentano di salire a bordo; successivamente accende il motore dell'imbarcazione e parte.(la scena fa urtare in maniera diretta le due logiche dei ‘viaggi’ che si intersecano nell’isola:la jouissance del tempo /gioco e l’urgenza utilitaria del tempo economico. La scelta di due ragazzi imoplica una reazione non automatica, ma problematica in cui si innescano gli automatismi dei cognitivi cognitivi ed emotivi di base, ma senza la consapevolezza o la rigidità tipica degli adulti)

6 La situazione nell'isola lentamente si sta facendo insostenibile, e pare che gli abitanti siano abbandonati a loro stessi, giacché la polizia impedisce loro di accogliere i migranti, che finiscono per morire in mare.

Nino, che sta organizzando una gita in barca sulla spiaggia per i turisti, vede una scia di morti annegati, che vengono accolti malamente dalla polizia: si adagiano i cadaveri sulla spiaggia, si soccorrono come meglio si può i sopravvissuti.

7 I turisti si accorgono della reale situazione e si affrettano a lasciare l'isola. (segno di passaggio alla riflessione o semplicemente rifiuto di ‘guardare’ la realtà perturbante che attraversa in genere in modo invisibile le nostre vite?)

8 Ernesto, dal canto suo, ha l'idea di trasportare Sara e i suoi figli sulla terraferma in macchina per non farsi scoprire; ma siccome tutti i veicoli che vogliono salire sul traghetto sono controllati dalla Polizia, è costretto a tornare indietro. (il segno è chiaro: la cultura della tradizione, del dono dell’empatia ,è disposta anche a superare le proprie idiosincrasie, per dare aiuto, per risolvere i problemi:non si chiude in slogan, ma si muove. Ancora il contrasto è con l’impersonalità della Legge del Padre)

Situazione finale

Filippo che aveva visto i rifugiati quasi morti di sete durante l'incidente con Nino sulla baia, sente il gran peso della coscienza, e soprattutto il desiderio di ribellarsi contro la legge e di pensare al suo futuro. Decide quindi di rubare il furgone di Ernesto e va al porto per prendere la barca che era stata sequestrata a suo nonno per salvare Sara e i bambini (la valva che noi siamo infine sceglie di voler essere come il nonno. La proposta finale è che è il singolo che si può muovere a modo suo, sulla base della conoscenza del vecchio e del nuovo,per dare alla sua esistenza una direzione che non si può certo catalogare entro il ‘senso del reale’ che guida Nino ma entro quello del senso del possibile. L’umano è qua, in questa volontà di dare un ordine umano alle cose che accadono: superare la Legge ,non rispettarla, vuol dire fare la scelta di Antigone:tra l’etica istituzionale della collettività e l’etica individuale del singolo deve in qualche modo aver il sopravvento la singolarità, in quanto capace di leggere la realtà nella sua complessa imprevdibilità e ricominciare a costruire un’altra rete di relazioni,un altro modo di dare ordine)

a


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