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La società dello spettacolo:a scuola, non studiarla,ma mettila in pratica!

  • Un passeggere
  • 21 nov 2015
  • Tempo di lettura: 3 min

IL DA VINCI E LA "SOCIETA' DELLO SPETTACOLO"

Giovedì mattina mi sono trovato per caso al liceo. Pensavo di trovare una scuola operosa, magari un po' del solito entusiasmo giovanile (vociare di fondo, movimenti gioiosi al bar, per i corridoi..). Invece fin da fuori, silenzio:un ammasso insolito di macchinoni,più o meno colorati,. saranno cominciati i colloqui per famiglie, penso tra di me. Entro dalla parte del bar:nel cortiletto solito starnazzare di insegnanti a fumare e bere caffè. fin qui tutto normale (sai la pausa per riprendersi dalla singola ora di lezione appena fatta!). Appena dentro mi sento interpellare da qualche ex - collega "Oh, appena c'è politica a scuola ,non può mancare Bruno!". Non capisco bene la cosa, ma noto che le porte del bar verso l'interno sono semichiuse, con una delle vice del preside a far la faccia burbera e ringhiosa a qualche ragazzotto che cerca di entrare. Avverto una voce roboante e musicale che arrotola suoni melodiosi e fascinosi:non distinguo vere e proprie parole, ma percepisco armonie da flauto..appena mi avvicino al salone, mi vengono incontro delle belle gambe sode e affusolate (luogo comune eh, ma efficace a far capire che aria tira)di due vallette in stretta minigonna nera .Stanno a far da palo. Mi chiedo e chiedo : ma cosa sta succedendo? "oh, ma è l'assemblea d'Istituto!!". Mi affaccio e vedo la scena: l'intera sala ripiena di studenti silenti e acquiescenti (non quei miserandi vuoti da scazzo di qualche anno fa); in cattedra il presidente della regione che continua la sua suasoria, e a fianco il sindaco apprendista, qualche altro piddino, e - ai lati - due studenti: per adesso grazioso ornamento dell'apparato del potere ma,certo, presto portaborse gaudenti. salgo verso la presidenza per risolvere rapidamente il mio proble, e riconosco meglio qua e là, schierati come giannizzeri,i cosiddetti professori. cani da guardia a garantire che l'auditorio sia quieto e pienamente nel copione di 'pubblico'. Mi sento prendere dall'antico "spirto guerrier ch'entro mi rugge". Ma come, cinquant'anni fa si è fatto di tutto perché gli studenti avessero dello spazio in cui 'dire' la loro,fossero protagonisti, e oggi una massa di pecorume (resa tale non solo dal sistema dei media, ma proprio dagli impiegati che si fanno chiamare 'insegnanti'), che fa? cede i propri diritti al Padrone delle Ferriere, proprio a quello 'contro' cui eventualmente 'dire' qualcosa. sarebbero tanti i fatti su cui meditare e litigare: perché sta succedendo tutto questo disastro in giro per il mondo? Perché c'è poco lavoro? Perché cresce la paura in giro?perché dobbiamo andare a cercare il lavoro fuori d'Italia? beh, mica facciamo ricerca, tra libri e libri,mica facciamo ipotesi, mica chiediamo opinioni agli esperti più disparati, mica litighiamo tra noi ... no, chiamiamo proprio gli 'attori' del 'teatrino', quelli che stanno in 'scena' come protagonisti da decenni, a recitatre continuamente "Il flauto magico". Insomma non un'assemblea d'istituto, con tutte le sane dispersioni vitali dei ragazzi che anche nell'assenza si fanno sintomo di malesseri profondi della società che li ospita,ma un vero comizio, in grande stile, con servizio di vallette e ordine che dia quiete e annulli anche la biologica voglia dei ragazzi di averne le palle piene. Un modello della società futura. Pochi, pochissimi, che parlano e gli altri che ascoltano. La "SOCIETA' DELLO SPETTACOLO" di Debord (di cui certo non si parla mai nelle ore curricolari) è servita. I politici risolvono i loro problemi (fanno campagna elettorale, molta bella retorica, - eh, sì quella cosa che forse per sbaglio qualcuno trova scritta su qualche libro..); la scuola si fa una bella promozione pubblicitaria (oggi si dice 'comunicazione,,ma di fatto è mignotteria) e i ragazzi assistono muti. MERCATO DELLE VACCHE ad ogni livello:c'è chi compra (il Potere) e chi vende (la Scuola);e le vacche sono gli alunni,silenti complici di questo sberleffo alla 'cultura';e i bovari - occorre ripeterlo - sono gli attuali insegnanti, veri traditori' della loro funzione di 'clericus', di voce critica contro l'omologazione antropologica del sistema dei media


 
 
 

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