top of page

SEARCH BY TAGS: 

RECENT POSTS: 

FOLLOW ME:

  • Facebook Clean Grey
  • Twitter Clean Grey
  • Instagram Clean Grey
Cerca

Guida perversa all'ideologia. Ovvero la filosofia al cinema. Slavoj Zizek

  • nn
  • 26 nov 2015
  • Tempo di lettura: 5 min

“The Pervert's Guide to Ideology”: la filosofia al cinema

La filosofia continua ad essere praticata, ancora oggi, quasi solo come strumento esclusivo per arrivare aalla verità: partendo dalle parti del reale e costruire un sistema, un tutto in cui tutti le parti si tengono a dire l'ordine delle cose. trattazione sistematica, dialettica, costruzione del tutto a partire dal nulla. continuano a fiorire associazioni e circoli che consentono di vivere esperienze gratificanti,in cui a ogni cosa si riesce a dare la soluzione chiara e pertinente: la logica di Aristotele, il cogito cartesiano, le monadi leibniziane sono formule in cui trovare la quiete di fronte all'inestricabile disordine delle cose che avvengono là fuori. la filosofia che salva è pensata proprio come quella 'costruisce'.

Fuori da queste cerchie di idilliche armonie, c'è però anche chi si tuffa nella melma delle cose che ci attaccano ogni giorno, e pratica la filosofia come metodo critico, come strumento di semplice decostruzione delle pseudoverità di cui è intessuta la nostra esperienza quotidiana. questi filosofi non praticano, se non provvisoriamente, la sintesi: in loro domina l'analisi, lo scioglimento di quel che appare compatto e solido. 'scompongono' il reale, per usare la metafora proposta da Pirandello per definire il carattere fondamentale dell'arte modernista. e l'analisi nasce storicamente dalla filologia umanistica: e si può, si deve, applicare a qualunque materiale, naturale o antropologico: anzi ancor più se antropologico, perchè sicuramente 'costruito' e sicuramente strumento di potere e controllo. sicuramente "ideologia".

Le neuroscienze ormai garantiscono che concetti come Soggetto e Oggetto sono solo strumenti vantaggiosi sul piano evolutivo, strumenti che garantiscono al meglio la possibilità di sopravvivenza ai nostri organismi: ma non sono entità ontologicamente reali. tutti i testi elaborati dal Soggetto non possono che essere 'falsi' che - per vivere - prendiamo per 'veri', ideologie gabellate per 'oggettività'. allora la filosofia oggi deve accollarsi il compito di fare quello che suggerisce la parola graca che vale per 'verità', cioè "a - letheia": dissolvimento dell'oblio, far tornare alla luce quel che è stato dimenticato,messo da parte. E i suoi campi d'indagine si devono estendere a qualsiasi aspetto sia capace di rispecchiare la nostra vita, con le sue problematiche più o meno latenti.

uno dei filosofi contemporanei che meglio pratica questo approccio è Slavoj Žižek, filosofo sloveno che il circolo accademico internazionale dei filosofi da camera ha bollato - con divertita ltezzosità - dell'attributo‘pop’ . in effetti Zizek è davvero sulla linea dell'arte pop se la si intende nella sua pratica della dissacrazione dell'aura, del mescolamento tra presunto alto e presunto basso. non fa certo distinzione tra trattati classici della filosofia e testi pubblicitari della tv, tra poemi epici e spot pubblicitar, e così via. la realkà di cui parla la filosofia è - pare voler dire - ovunque, non solo negli archivi della tradizione, accuratamente isolati dal tempo che passa (si cerca l'assoluto!) e gelosamente custoditi dalla contaminazione del non specialista.

Così lo troviamo protagonista de The Pervert's Guide to Ideology, per la regia di Sophie Fiennes, in cui riflette proprio sull'ideologia che il mainstream vorrebbe finita con la fine della guerra fredda, con l'avvento del postmoderno, ma che egli - col sostegno di varie fonti di origine non filosofica, appunto - riconosce all'origine di tutte le scelte che caratterizzano le nostre vite senza che ce ne possiamo rendere conto

Per comunicare questa opera di decostruzione dell'ideologia, egli ricorre esclusivamente al cinema: ovvero propone "idee" (che hanno comunque 'ambizione di dire la verità anche se solo per piccoli frammenti realtà) ma attraverso "immagini in movimento". Teorie attraverso storie: universale a partire dal particolare. Logos a partire dal Mythos, passando attraverso il Pathos.

Che cos'è dunque l'ideologia? Ha qualcosa a che fare con il livello non conscio delle nostre esistenze: i desideri che plasmano le nostre credenze e pratiche collettive, le nostre azioni quotidiane. Le nostre opinioni o convinzioni, specie se consapevoli, sono proprio lo strumento di nascondimento dell'ideologia che ci abita.ogni volta che dichiariamo di essere qualcuno, di avere certi valori, di scegliere razionalmente questo o quell'ideale stiamo costruendo un fasullo Sè che ignora la vera sostanza della propria ideologia che lo domina.

Proprio Il cinema, attraverso i suoi prodotti di maggior successo, è il terreno più adatto per indagare su questa dimensione dell'ideologia: da un lato ha contribuito in modo determinante a formare l'immaginario collettivo; dall'altro offre una infinita serie di casi tipo adatti a svelare i meccanismi di questa dimensione nascosta (al di là spesso della intenzione consapevole del regista stesso).

il cinema insomma è uno specchio quanto mai efficace per percepire e definire meglio questo genere di desiderî inconsapevoli che costituisce la nostra ideologia: come dimostrano i neuroni specchio, e le teorie di renè Girard, noi desideriamo quel che qualcun altro desidera. e se non è la famiglia lo specchio in cui ci tuffiamo, sono i media, e appunto in particolare i film di culto .

Per mostrare il senso di questa nostra compenetrazione nelle immagini dei film, Žižek mette in scena il suo discorso in ambienti che riproducono esattamente le scene dei film di volta in volta analizzate: si traveste nelle forme del personaggio centrale della situazione, e, una volta collocatosi all' interno della scena , decostruisce la scena,il personaggio la storia, fino a far affiorare il tessuto idologico nascostop che sorregge il tutto e che viene innestato - silenziosamente- senza i proclami di altisonanti trattati sistematici della filosofia tradizionale - nelle menti placide e appassionate degli spettatori.

Nel caso esemplare di Titanic, la “nave dei sogni”, la superficie 'patetica ' della vicenda si regge sul fatto che l'amore fra Rose e Jack riesce ad annullare la distanza sociale di partenza (la ricca ama il povero) e celebrando il mito romantico di un altrove sempre possibile all'autenticità delle passioni. Ma Zizek nota (attraverso le parole dette dalla sopravvissuta Rose, ormai in centeneria)come il ruolo del proletario (che si secrifica per la ragazza) è quello di dare nuova vita alla borghese (che aveva già deciso di suicidarsi). genneralizzando, l'ideologia politica nascosta nella vicenda d'amore è che il proletariato (il povero, gli sfigati del mondo) danno senso alla loro vita solo sacrificandosi a favore della borghesia (dei ricchi, dei paesi del primo mondo). che è poi ormai moneta corrente proposta dal neoliberismo. Non un matrimonio ma un sacrificio, proprio secondo la romaticissima tipologia del'amor romantico. Ma sotto (attraverso) un preciso discorso di sottomissione politica e sociale.

Il risultato complessivo di tutta questa opera di inculturazione invisibile è oggi che apparentemente non ci viene più chiesto di dedicare le nostre vite ad una ideologia dichiarata, di stampo religioso o politico, ma di fatto viviamo ( a nostra insaputa) all'interno dell'ideologia del consumo, che ci chiede non già di 'fare sacrifici' in vista di un futuro migliore, ma di dedicare la vita alla ricerca del 'nostro' piacere (il mito mainstream della 'felicità') attraverso la 'conquista' (ovvero l'acquisto) di 'oggetti'.L'etica implicita di questa ideologia è non ' risparmia', ma 'spendi', non 'soffri', ma 'godi'. Ci si sente inadeguati, fino alla depressione, se non consumiamo abbastanza, cioè se non abbiamo 'goduto' abbastanza.

l'unico modo per uscir fuori da questa ideologia è prendere atto del fatto che le nostre azuioni non sono frutto della nostra autentica soggettività , ma sono frutto degli stimoli perversdi dei media, a partire dai film: “Noi non siamo semplicemente sottomessi ai nostri sogni [...]. I sogni mettono in scena i nostri desiderî, i quali non sono fatti oggettivi: siamo stati noi a crearli, a sostenerli, e di loro siamo responsabili”.

P.S.

Il filo unitario di quest'opera di straniamento non può essere di tipo deduttivo o induttivo (aristotelicamente 'logico'), ma 'analogico', nel senso che si deve procedere collegando per affinità tematica piuttosto che per consequenzialità lineare.Insomma ricorsivamente, proprio come fanno le stoìie e i film, si devono riconoscere schemi simili in situazioni diverse per ricavarne riflessioni , ovvero distanza, ironia, omeostasi


 
 
 

Commentaires


© 2023 by Closet Confidential. Proudly created with Wix.com

  • b-facebook
  • Twitter Round
  • Instagram Black Round
bottom of page