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La coscienza e la sinfonia. La mente come sistema "emergente"

  • da Antonio Damasio
  • 21 gen 2016
  • Tempo di lettura: 4 min

le neuroscienze aiutano oggi a risolvere definitivamente le questioni che da sempre l'uomo si pone circa il suo stesso essere uomo: chi siamo? perchè siamo quel che siamo? che ci stiamo a fare al mondo?

soprattutto la filosofia ha avuto l'ambizione di aaffrontare in modo laico questi problemi, sottraendoli alla facile via di fuga del sacro. Come spiegare il fatto che ragioniamo,soffriamo,desideriamo,facciamo scelte senza il ricorso ad un imperscutabile volontà divina?

tante le rappresentazioni del cosiddetto Soggetto:da Socrate in poi non è che una serie di tentativi di definire per approssimazione l'ontologia dell'Io pensante. il tessuto comune implicito era (è stato) sempre la fiducia nel fatto che l'Io è una entità ben precisa,che l'Io è un Essere dotato di una sua autonomia, di una sua volontà, di una sua frontiera ben chiara,che lo rende responsabile delle sue scelte. un Io forte insomma, che si incarna dall'umanesimo in poi nell'immagine dell' homo faber,arrogante protagonista della storia,ambizioso manipolatore della natura.anche quando si incrina questa prospettiva,quando l'Io si vede debole, continua a vedersi come ben definito, ben separato dal mondo:oggi che si è consapevoli dei limiti d'azione dell'uomo sulle cose del mondo in termini di progetto, pure è sempre lIo che continua a dominare la scena della storia, nella forma dell' homo psycologicus, dell'uomo che si lascia guidare dalle passioni.

dentro questo sfondo l'altra domanda fondamentale (da dove viene l'Io) era rsolta in genere in modi semplici: viene dalla nascita(nasce con la nascita, appunto,dai geni ricevuti);al più si aggiunge la componente del tempo (la progettazione che diviene nel linguaggio sociale 'formazione'). a nessuno viene il dubbio sul fatto che l'Io abbia lasua 'naturale' consistenza.

Nel Novecento però comincia a venir fuori la possibilità di pensare che semplicemente l'Io sia una costruzione che emerge dal nulla, che sia un frutto dell'evoluzione, che sia un modo efficiente per moltiplicare le possibilità di sopravvivenza.

Non è in ambito filosofico che emergono queste ipotesi ma nei campi delle scienze speciali, quelle chiamate "umane", come la psicanalisi: Lacan in particolare identifica l'Io come un punto vuoto da riempire ,come un contenitore senza contenuto, un contenitore i cui contenuti sono dati dai codici sociali entro cui l'organismo vive.

Le neuroscienze, anche sotto la spinta delle straordinarie ricerche dell'intelligenza artificiale,porta avanti le scoperte della gestaltheorie (che propone un quadro profondo dei meccanismi con cui la mente funziona - ad esempio, i meccanismi di figura / sfondo, continuità della forma) e arriva a definire un modello della coscienza (del Soggetto) basato sul collegamento tra la mente e il cervello. per ultimo è Antonio Damasio a proporre la reppresentazione più chiara e convincente di come la mente cosciente emerga dal cervello. secondo lo studio portoghese

“La mente cosciente non si forma in un sito particolare del cervello, ma dall’attività simultanea più o meno articolata di parecchi, spesso molti, siti cerebrali.

Le strutture cerebrali chiave responsabili di questo processo sono alcuni settori superiori del tronco encefalico, un insieme di nuclei del talamo e alcune regioni specifiche, tuttavia sparpagliate, della corteccia cerebrale.

Ciò avviene in modo molto simile a come un brano di musica sinfonica non proviene dal lavoro di un singolo musicista oppure da un solo settore dell’orchestra, ma da tutta l’orchestra nel suo insieme.

L’aspetto strano circa il raggiungimento dei risultati finali di questa esecuzione della coscienza è la rimarchevole assenza di un direttore prima che l’esecuzione cominci, sebbene, mano a mano che l’esecuzione si sviluppa, un direttore entri effettivamente in scena.

In ogni intento e in ogni proposito del soggetto, c’è un direttore che dirige l’orchestra, sebbene sia stata la sinfonia a creare il direttore - il sé – e non viceversa.

Il direttore è costruito dai sentimenti e da un dispositivo narrativo del cervello, sebbene questo fatto non renda il conduttore meno reale. Il direttore esiste innegabilmente nelle nostre menti, e non si guadagna nulla nel liquidarlo come un’illusione.

La coordinazione da cui la mente cosciente dipende si raggiunge in vari modi.

Al modesto livello nucleare, essa comincia in modo quieto, come un assemblaggio spontaneo di immagini che emergono una dopo l’altra in stretta prossimità temporale, l’immagine di un oggetto, da un lato, e l’immagine del proto-sé cambiato dall’oggetto, dall’altro. Non sono necessarie altre strutture cerebrali affinché il sé nucleare emerga da questo semplice livello. La coordinazione avviene in modo naturale, talvolta in un modo simile ad un puro duetto musicale, suonato da organismo e oggetto, talaltra in modo simile a un ensemble di musica da camera, ma che in entrambi i casi funzionano abbastanza bene senza direttore.

Ma quando i contenuti in corso di processo sono più numerosi, si richiedono altri dispositivi per compiere la coordinazione. In questo caso varie regioni sottostanti al livello della corteccia cerebrale e dentro di essa entrano in gioco. La costruzione di una mente capace di comprendere il passato vissuto e il futuro anticipato, insieme a vite altrui aggiunte alla fabbrica, e una capacità di attivare (to boot) la riflessione, assomiglia all’esecuzione di una sinfonia di proporzioni mahleriane.

Ma la meraviglia, come si è intuito sin da principio, è che lo spartito e il direttore si realizzano soltanto come svolgimenti di vita (life unfoldings).

I coordinatori non sono mitici sapienti omuncoli incaricati di interpretare ogni cosa. E tuttavia i coordinatori aiutano con l’assemblaggio di uno straordinario universo di mezzi e con la collocazione di un protagonista nel bel mezzo.

La grande composizione sinfonica che è la coscienza comprende i contributi fondazionali

- del tronco encefalico, permanentemente agganciati al corpo, e

- un’immaginazione più-grande-delcielo creata dalla cooperazione tra la corteccia cerebrale e le strutture sottocorticali, tutte armoniosamente cucite insieme, in un incessante moto progressivo, che può essere interrotto solo dal sonno, dall’anestesia, da disfunzioni, o dalla morte.

Nessun singolo meccanismo spiega la formazione della coscienza nel cervello, nessun singolo dispositivo, nessuna singola regione, o particolare proprietà, o trucco, precisamente come una sinfonia non può essere suonata da uno o pochi musicisti soltanto. Ne servono molti. Ciò che ciascuno di essi fa è importante. Soltanto il loro insieme produce il risultato che cerchiamo di spiegare (pp.23-25).”


 
 
 

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